21 feb 2017

FEBBRAIO - ZIBALDONE

AGONY

La mattinata è quella giusta. Prendo la bici, salto in sella e pedalo. La pineta è un luogo magico. Non c'è nessuno.  Silenzio, odore di erba bagnata, starnazzare di volatili e tracce di cavalli. Pedalo in fuoristrada.  Il terreno è compatto con radici affioranti e sottobosco impegnativo. Il sistema cambi, ammortizzatori, freni mi assiste bene. Si sente il fruscio della catena che gira. 
Un randagio, magro e pidocchioso, mi affianca e per un tratto mi degna della sua compagnia. Mi guarda con occhi tristi. Che buffo, penso, ha l'espressione di un pensionato INPS con la minima. Cerca di tenermi dietro ma trottrella pesantemente. Stancamente. Se dovessi dargli un nome lo chiamerei Agony. Decido di rincasare. Agony mi saluta agitando svogliatamente la coda e prosegue per i cazzi suoi. OK, la mattinata è finita.

SANREMO

Non serve a un cazzo. Brutto e costoso. Specchio per le allodole di un "Italia felix" che non esiste.
Un atto di autoerotismo di chi governa questo paese senza coinvolgimento del il suo partner naturale: l'Italia. Una manifestazione autocelebrativa per gli incoscienti, spensierati, imbelli rappresentanti dell'istituzione nazionale.
Preannunciato da un massiccio quanto insulso dispiego di mezzi mediatici ecco finalmente il festival del privilegio. Celebrato da quelli della casta con biglietti di stato gratis, poltrone e palchi omaggio.
Ma è come l'orchestra che suonava sul ponte del Titanic. Inesorabilmente il transatlantico Italia, occupato a tappare le falle di un populismo aggressivo e nichilista, affonda al largo di un' Europa in via di putrefazione.
Le poltrone in velluto rosso dell'Ariston, doverosamente spazzolate, sono pronte ad accogliere i culi di politici, polizia, carabinieri, finanza, procura, tribunale, vigili del fuoco, capitaneria, volontari di associazioni, non vedenti, disabili. Compresi quelli di una coppia che su Facebook ha scritto che ha sempre avuto il sogno di venire a vedere il Festival. Tutti rigorosamente a spese dei contribuenti.
Insomma, il momento è catartico. In poltrona, col telecomando in mano, godetevelo tutto. A costo di rincoglionirvi il cervello. In eurovisione.